Elaborare un evento traumatico

08.04.2018

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Capire e superare il trauma


Cosa vuol dire trauma

Lo abbiamo vissuto tutti almeno una volta, ma che cosa è e che cosa succede quando viviamo un evento traumatico?

La ricerca ci dice che un trauma è un evento caratterizzato da forti emozioni negative che il nostro cervello, inondato e sopraffatto da quello che sta vivendo, non riesce ad elaborare in tempo reale. Questo è quanto succede quando ci troviamo in una situazione di grave pericolo che mette a serio rischio la nostra vita o quella altrui, come ad esempio un incidente, una malattia grave o un trauma durante il parto o quando perdiamo una persona a noi cara. Ma non solo. Può avvenire, infatti, anche in caso di altri tipi di traumi, come ad esempio un tradimento, una separazione, la perdita del lavoro oppure nel caso di ricordi non elaborati di eventi traumatici passati che generano nel tempo alcune paure, come quella di guidare, di prendere un aereo, la paura degli aghi o di parlare in pubblico.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito il trauma come "il risultato mentale di un evento o una serie di eventi improvvisi ed esterni in grado di rendere l'individuo temporaneamente inerme e di disgregare le sue strategie di difesa e di adattamento" (2002).

Nel momento in cui si verifica un evento negativo che ci sovrasta, quello che il nostro cervello riesce a fare spesso è memorizzare tutti i particolari di quel fatto in forma grezza: immagini, pensieri, sentimenti, sensazioni fisiche, odori, insieme a tutta la sofferenza, il dolore e le convinzioni negative riferite a se stessi. Il ricordo originale rimane intatto se non viene elaborato ed è quello che causa i sintomi della sofferenza. In questo modo le esperienze traumatiche ed emotivamente stressanti non elaborate diventano la base per la patologia.

Proviamo a pensare a Biancaneve.

Vi chiederete  che cosa c'entri Biancaneve con il nostro argomento. Possiamo in effetti supporre che Biancaneve abbia vissuto uno shock psicologico nel momento in cui ha mangiato la mela avvelenata. Probabilmente avrà iniziato a provare un forte malessere generale seguito da crampi addominali, nausea e vomito, brividi, senso di intorpidimento e di debolezza,  mal di testa, difficoltà a respirare e magari anche allucinazioni visive, fino allo svenimento. In quegli istanti avrà pensato di morire con il conseguente stato di terrore che ne può derivare.

Ma sappiamo che Biancaneve non muore!

Ovviamente dopo un qualsiasi evento traumatico il tempo continua a trascorrere e pian piano noi riprendiamo a vivere la nostra vita, tornando alle nostre attività quotidiane. E anche Biancaneve avrà fatto la stessa cosa. Ma davvero tutto riprende a scorrere normalmente?

Non sempre è così. Infatti sarà sufficiente che un evento del presente si ricolleghi in qualche modo all'evento traumatico che abbiamo vissuto per farci ripiombare nel passato, riattivando il ricordo non elaborato e facendoci rivivere le stesse emozioni e sensazioni di allora, spesso paralizzandoci e limitandoci nelle azioni del quotidiano, impedendoci così di andare avanti con la nostra vita. Questi sono i sintomi che dovrebbero indurci a pensare che forse non abbiamo superato qualcosa del passato, il ricordo non elaborato è il problema.

In pratica il nostro cervello diventa una potentissima macchina del tempo capace di trasportarci indietro nel passato e farci rivivere tutto.

E così Biancaneve, magari mesi dopo l'accaduto, recandosi normalmente al mercato vedrà da lontano un'anziana signora che vende mele rosse.

Sarà sufficiente questo stimolo per farle rivivere tutta una serie di sintomi definiti postraumatici, come agitazione, pensieri terrificanti e flashback e le stesse emozioni e sensazioni del momento in cui fu avvelenata, innescando le stesse reazioni fisiche fino a vivere magari un vero e proprio attacco di panico. Tutto questo porterà Biancaneve ad evitare accuratamente di tornare al mercato, delegando qualcuno al posto suo e limitando così le sue azioni.

Spesso ci rendiamo conto di questo meccanismo, ma purtroppo esserne consapevoli non è sufficiente ad interrompere il circuito che genera sofferenza. L'evento traumatico non elaborato, infatti, viene immagazzinato in una parte del nostro cervello, mentre la logica e la razionalità risiedono in un'altra parte. Le due parti sono separate e non in collegamento tra di loro, un po' come due binari paralleli che non si incontrano mai. Ecco perché la consapevolezza da sola non genera un cambiamento.

Quindi dobbiamo accettare di non poterci fare niente e di subire passivamente tutto questo? La risposta positiva è NO!

Terapia EMDR

Esiste un trattamento psicoterapeutico che permette di intervenire a supporto del nostro cervello e di aiutarlo a riprendere il suo normale processo fisiologico di elaborazione ed è la terapia EMDR, consigliata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) come trattamento efficace per problematiche legate allo stress e al trauma.

Che cosa è l'EMDR e come funziona?

Eye Movement Desensititazion and Reprocessing ovvero Desensibilizzazione e Rielaborazione attraverso i Movimenti Oculari è un trattamento che consente di ridurre la sofferenza legata a ricordi traumatici. Individuati i ricordi traumatici del passato che riviviamo nel presente, lavoriamo su di essi riducendo l'intensità dell'emozione percepita mentre si sta ripensando all'evento e rielaborando il ricordo dell'esperienza, cosa che non era avvenuta nel momento in cui il fatto è accaduto. Tutto il processo avviene attraverso i movimenti oculari che permettono che i due emisferi cerebrali collaborino all'elaborazione, facendo finalmente sì che le sensazioni corporee e le informazioni cognitive possano connettersi.                      

A questo punto i fatti del presente non riattiveranno sensazioni del passato, liberandoci dalle emozioni e dalle convinzioni negative associate al fatto accaduto. Elaborato il ricordo passato (ovvero ciò che per noi era il "problema"), i sintomi cessano di esistere.

In pratica Biancaneve, dopo aver elaborato il ricordo della mela avvelenata, potrà di nuovo tornare al mercato e, alla vista dell'anziana signora che vende le mele, non risponderà più allo stesso modo, ma sarà libera di reagire diversamente non più influenzata dal passato.                          

Fasi della terapia

L'intero procedimento si caratterizza di diverse fasi. Nella fase iniziale si raccoglie la storia del paziente che è fondamentale per identificare i ricordi traumatici che influiscono sulla vita attuale della persona e per avere un quadro preciso della storia del sintomo, delle risorse presenti e degli obiettivi da raggiungere.

Successivamente è importante dedicare del tempo alla fase di preparazione durante la quale viene spiegato al paziente come funziona l'EMDR e come si svolgerà la terapia.

Nella fase di assessment si raccolgono le informazioni sull'evento traumatico, definendo in particolare l'immagine più disturbante, le parole negative che la accompagnano, le parole positive che la persona vorrebbe invece dirsi e quanto le sente vere in questo momento misurandole su una scala da 1 a 7, quali emozioni prova mentre ripensa all'evento e quanto in questo momento lo disturba, misurando il disturbo su una scala da 0 a 10 e focalizzando la parte
del corpo dove lo avverte.

Segue la fase di desensibilizzazione in cui si procede all'elaborazione vera e propria del ricordo chiedendo alla persona di seguire con gli occhi il movimento delle nostre dita (stimolazione bilaterale). Dopo ogni set di stimolazione si chiede al paziente un breve commento su ciò che è emerso, lasciandosi andare, senza controllare, giudicare o filtrare in alcun modo. Si procede in questo modo fino a quando il paziente riferisce che il ricordo dell'evento non lo disturba più. 

La persona durante l'intero processo è sempre vigile e lucida e ha il totale controllo. Il ruolo del terapeuta è quello di accompagnarla lungo il percorso intervenendo il meno possibile per non ostacolare la rielaborazione. Solo se il processo di elaborazione si interrompe, il terapeuta interverrà in modo attivo per farlo ripartire.

Quando il livello di disturbo sarà zero, procederemo con l'installazione della convinzione positiva verificando che ci sia un'alta corrispondenza tra il ricordo dell'evento e le parole positive che la persona vuole dirsi al riguardo.

Segue la scansione corporea in cui verifichiamo che anche a livello corporeo non ci siano forme di tensione e di disagio fisico. In caso sia presente qualche fastidio si continua l'elaborazione fino a quando anche queste sensazioni scompaiono.

Nella chiusura si spiega che nell'intervallo tra una seduta e l'altra potrebbero emergere nuovi ricordi o nuovi particolari che sarà importante che la persona si annoti.

All'incontro successivo si inizia con la fase di rivalutazione per assicurarsi che l'elaborazione sia stata realmente completa prima di iniziare con il lavoro su un ricordo successivo.

Per poter avere un'elaborazione completa è necessario strutturare la terapia su tre tempi, iniziando prima a lavorare sui ricordi di eventi passati che procurano sofferenza, successivamente sugli stimoli del presente che fungono da eventi scatenanti causando ancora disagio ed infine su come la persona vorrebbe comportarsi la prossima volta che si troverà ad affrontare una situazione simile in futuro. Quest'ultima parte della terapia consente alla persona di acquisire sempre più fiducia sulle proprie capacità e risorse necessarie per le nuove sfide future.

Quindi la nostra paziente Biancaneve dopo aver elaborato il ricordo del momento in cui la strega cattiva tentò di avvelenarla, inizierà a lavorare con il terapeuta sugli stimoli del presente che ancora le causano malessere, ovvero la vista al mercato della venditrice di mele, ed infine si concentrerà sulla prossima volta che andrà al mercato e su come vorrà gestire quel momento.

Tornare a vivere

Oggi sappiamo che è possibile tornare ad un evento passato e completarne l'elaborazione per essere effettivamente liberi dalle conseguenze sul presente.

L'EMDR è un metodo clinico che si basa su un processo fisiologico naturale del nostro cervello legato all'elaborazione dell'informazione e costituisce un grande sviluppo nell'ambito della
psicoterapia. Cambia così il modo di concepire il problema e di affrontare la patologia, che è vista come informazione immagazzinata in modo non funzionale.

Lavorare sul passato è un modo per avere un presente e un futuro migliori, più orientati al benessere e all'equilibrio, che del resto dipendono dalla percezione che abbiamo di affrontare le situazioni difficili e non dal pensare di evitarle.

Ci si focalizza sul ricordo, e non su come reagiamo o sulla patologia, per ritrovare la serenità e lo si fa sfruttando la capacità innata del cervello umano di guarire.


D.ssa Ilaria Di Nasso

Centro di Psicoterapia Relazionale

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